Uno studio tutto italiano a firma di un team di ricercatori
coordinato dal dottor Francesco Benedetti, Capo Unità
Psichiatria e Psicobiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, una
delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo Ospedaliero San Donato, e da
Armando D’Agostino, del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università
degli Studi di Milano, ha sviluppato un paradigma sperimentale innovativo per
ottenere informazioni sulle aree cerebrali coinvolte nella rievocazione di
sogni e fantasie.
La ricerca, pubblicata
sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Sleep Research, è stata svolta
presso il Centro di Risonanza Magnetica ad Alto Campo dell’IRCCS Ospedale San
Raffaele. In una singola sessione di
risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stato chiesto ai soggetti coinvolti di
confrontarsi con la narrazione delle proprie fantasie e dei propri sogni,
raccolti in un diario durante il mese precedente. Durante la rievocazione di
queste esperienze si attivano aree corticali specifiche dell’emisfero destro (giro
frontale inferiore e giri temporali medio e superiore), associate alla
creatività e all’immaginazione. La scoperta ha evidenziato che tali aree si
attivano soltanto quando i soggetti rievocano le fantasie e si disattivano
progressivamente durante la rievocazione dei sogni, che rimangono così
incoerenti e incomprensibili anche nella veglia. I
risultati ottenuti suggeriscono, quindi, che queste strutture fronto-temporali
siano responsabili sia del mantenimento di una consequenzialità logica elevata,
come nella veglia e nell’esperienza del fantasticare, sia del suo venire meno
durante l’esperienza del sogno.
http://www.hsr.it/press-releases/fotografate-le-differenze-tra-sogno-e-fantasia/
Questi studi confermerebbero alcune linee di pensiero
particolarmente interessanti, che ritengono il mondo dei sogni difficilmente
accessibile alle strutture neuronali simboliche, anche quelle più slegate da
aspetti logico formali e più libere di "fantasticare". Sembrerebbe
dunque lecito pensare che l'attività onirica sfugga a qualsivoglia tentativo di
comprensione logica o pseudologica, in quanto la simbolizzazione nel sogno,
diversamente dalla fantasia, appare caotica e non legata ad alcuno schema
coerente. La dimensione inconscia non sarebbe poi così evoluta come vorrebbe la
psicoanalisi classica, e nemmeno così facilmente intellegibile (Lacan parlava
di inconscio strutturato come un linguaggio). Classicamente nel sogno le difese
meno attive porterebbero le persone a costruire narrazioni che tengono conto di
impulsi e bisogni negati nella veglia e che sarebbero, sì distorte e
parzialmente nascoste, tuttavia sufficientemente coerenti in termini simbolici da
rendere il sogno "interpretabile". Le ipotesi dei ricercatori invece
avvicinano il funzionamento onirico al delirio vero e proprio, in cui i nessi
logici saltano, e tutto diventa possibile in maniere spesso lontane da
qualsiasi possibile fantasia. "La dimensione "bizzarra" dei
sogni e ancora più degli incubi risulterebbe dal tentativo del cervello di
ridurre simbolicamente alcuni contenuti emotivi complessi per poterli
archiviare nella memoria. Quando le emozioni sono molto intense sono più
difficili da simbolizzare e quindi il sogno è più facile che assuma un
carattere bizzarro" dice P. McNamara della Boston University. Che fare
quindi di tutto il bagaglio interpretativo che a lungo ha permesso il lavoro di
tanti terapeuti, a partire dal 1899 con la Traumdeutung di Freud? Rimane che il
lavoro con i sogni è una importantissima chiave di accesso per il mondo emotivo
delle persone, in cui il lavoro di analisi e comprensione può essere spostato
su un versante psicotico, invece che nevrotico, come già alcuni psicoanalisti
hanno fatto, tenendo conto di un livello di funzionamento più arcaico e meno
strutturato, in cui le immagini, le vicissitudini ed i vissuti del sogno costituiscono una elaborazione
spesso parziale e frammentaria di emozioni intense e complesse.
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