domenica 29 novembre 2015

Un nuovo modo di vedere i sogni.

Uno studio tutto italiano a firma di un team di ricercatori coordinato dal dottor Francesco Benedetti, Capo Unità Psichiatria e Psicobiologia Clinica dell’IRCCS Ospedale San Raffaele, una delle 18 strutture di eccellenza del Gruppo Ospedaliero San Donato, e da Armando D’Agostino, del Dipartimento di Scienze della Salute dell’Università degli Studi di Milano, ha sviluppato un paradigma sperimentale innovativo per ottenere informazioni sulle aree cerebrali coinvolte nella rievocazione di sogni e fantasie.
La ricerca, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica Journal of Sleep Research, è stata svolta presso il Centro di Risonanza Magnetica ad Alto Campo dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. In una singola sessione di risonanza magnetica funzionale (fMRI) è stato chiesto ai soggetti coinvolti di confrontarsi con la narrazione delle proprie fantasie e dei propri sogni, raccolti in un diario durante il mese precedente. Durante la rievocazione di queste esperienze si attivano aree corticali specifiche dell’emisfero destro (giro frontale inferiore e giri temporali medio e superiore), associate alla creatività e all’immaginazione. La scoperta ha evidenziato che tali aree si attivano soltanto quando i soggetti rievocano le fantasie e si disattivano progressivamente durante la rievocazione dei sogni, che rimangono così incoerenti e incomprensibili anche nella veglia. I risultati ottenuti suggeriscono, quindi, che queste strutture fronto-temporali siano responsabili sia del mantenimento di una consequenzialità logica elevata, come nella veglia e nell’esperienza del fantasticare, sia del suo venire meno durante l’esperienza del sogno.

http://www.hsr.it/press-releases/fotografate-le-differenze-tra-sogno-e-fantasia/


Questi studi confermerebbero alcune linee di pensiero particolarmente interessanti, che ritengono il mondo dei sogni difficilmente accessibile alle strutture neuronali simboliche, anche quelle più slegate da aspetti logico formali e più libere di "fantasticare". Sembrerebbe dunque lecito pensare che l'attività onirica sfugga a qualsivoglia tentativo di comprensione logica o pseudologica, in quanto la simbolizzazione nel sogno, diversamente dalla fantasia, appare caotica e non legata ad alcuno schema coerente. La dimensione inconscia non sarebbe poi così evoluta come vorrebbe la psicoanalisi classica, e nemmeno così facilmente intellegibile (Lacan parlava di inconscio strutturato come un linguaggio). Classicamente nel sogno le difese meno attive porterebbero le persone a costruire narrazioni che tengono conto di impulsi e bisogni negati nella veglia e che sarebbero, sì distorte e parzialmente nascoste, tuttavia sufficientemente coerenti in termini simbolici da rendere il sogno "interpretabile". Le ipotesi dei ricercatori invece avvicinano il funzionamento onirico al delirio vero e proprio, in cui i nessi logici saltano, e tutto diventa possibile in maniere spesso lontane da qualsiasi possibile fantasia. "La dimensione "bizzarra" dei sogni e ancora più degli incubi risulterebbe dal tentativo del cervello di ridurre simbolicamente alcuni contenuti emotivi complessi per poterli archiviare nella memoria. Quando le emozioni sono molto intense sono più difficili da simbolizzare e quindi il sogno è più facile che assuma un carattere bizzarro" dice P. McNamara della Boston University. Che fare quindi di tutto il bagaglio interpretativo che a lungo ha permesso il lavoro di tanti terapeuti, a partire dal 1899 con la Traumdeutung di Freud? Rimane che il lavoro con i sogni è una importantissima chiave di accesso per il mondo emotivo delle persone, in cui il lavoro di analisi e comprensione può essere spostato su un versante psicotico, invece che nevrotico, come già alcuni psicoanalisti hanno fatto, tenendo conto di un livello di funzionamento più arcaico e meno strutturato, in cui le immagini, le vicissitudini ed i vissuti  del sogno costituiscono una elaborazione spesso parziale e frammentaria di emozioni intense e complesse.

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